TUM TUM TUM
Il coniglio con gli occhiali e l’orologio nel taschino faceva rimbombare il lungo bastone sul pavimento lucidato.
-Sì, è stato invitato anche il coniglio di Alice, ma non vi turbate, non avete sbagliato posto: è proprio qui che assisterete alla rappresentazione che tanto aspettate, e la presenza di un ospite così straordinario dimostra soltanto la valenza di questo evento, unico nel suo genere. Quindi sistematevi bene. Se avete bisogno di soffiarvi il naso, abbiamo pagato il coniglio anche per questo-
TUM TUM TUM
SSSSHHHH
-Gli attori stanno entrando in scena, ed il coniglio dice di far silenzio. Come se non lo sapessimo! I conigli oggigiorno si credono chissà chi, solo perché loro hanno un pelo morbido e si spacciano per vegetariani-
Un paggetto che sembra uscito da un librone elisabettiano si pone al centro della stanza illuminata solo da un faro centrale.
SIGNORE E SIGNORE
(una voce fuori campo senza faccia, senza nome, appare da sotto una mattonella. Il pubblico non sembra accorgersene: SIGNORI. SIGNORE E SIGNORI!)
Due macchie bordeaux appaiono sul viso tondo del paggio, che deglutisce. Una mosca sorvola le prime file del teatro. Un bimbo starnutisce. Il bigliettaio convalida l’ultimo posto disponibile. La figlia del bigliettaio esce orgogliosa dal teatro e appende all’ingresso un cartellone: SOLD OUT. Il paggio riprende.
SIGNORE E SIGNORI
BAMBINE E…BAMBINI
BEH, ANCHE VECC…ANZIANE ED ANZIANI.
GRAZIE DI ESSERE QUI E… NON DA ALTRE PARTI.
ANZI… GRAZIE DI ESSERE QUI.
(L’omino senza faccia e senza nome riappare dalla mattonella mostrando uno sguardo malevolo. Stringe gli occhi e inarca le sopracciglia folte. Solo il paggio se ne accorge).
LA RAPPRESENTAZIONE CHE VI PROPONIAMO STASERA
E’ TRATTA DA UNA STORIA VERA. VERA COME SIETE VOI,
IO, E ANCHE IL CONIGLIO QUI DI FIANCO A ME.
PARLA DI QUELLA COSA AL MONDO A CUI TUTTI ANELIAMO:
LA FELICITA’, CHE A VOLTE CI SEMBRA TANTO LONTANA, MA IO DICO CHE E’ TALMENTE VICINA CHE A STENTO LA RICONOSCIAMO. ALLORA GUARDIAMO PIU’ IN LA’, E CI ACCORGIAMO CHE PIU’ IN LA’ NON E’ SEMPRE BELLO, CHE FORSE E’ MEGLIO DI QUA, DOVE SIAMO SEMPRE STATI. MA FORSE ORA STO ESAGERANDO E TENGO IL MICROFONO TROPPO IN MANO. POI MAGARI PENSATE CHE LO VOGLIO TUTTO PER ME. IO… IO, CHE MI VERGOGNO COSI’ TANTO CHE NON ALZO LO SGUARDO. PERO’ MI SIETE SIMPATICI, E SAPETE FORSE…
TUM TUM TUM
EMH EMH
-Il coniglio per una volta ne fa una buona. Ha interrotto quel logorroico del paggetto. E chi l’avrebbe detto che aveva una lingua tanto lunga? Ora mi sa che inizia veramente-
Grazie ad un perfetto gioco di luci, una bimba si materializzò sul palco. Aveva talmente tanto pizzo da ricoprire tutti i vestiti da sposa dell’intera contea di Nottingham.
Ma non era sola. Portava con sé un piccolo flauto di legno che suonava con garbata armonia. Dai lunghi boccoli color del grano maturo spuntavano ad ogni nota farfalle di un blu acceso, che sorvolavano con le loro ali apparentemente fragili il palco per poi scomparire in una bolla di sapone…
Ma non è finita qua: la bimba si mise a danzare scalza, con le punte dei piedi concentrate in un unico sforzo di tensione muscolare. Gli sguardi dell’intero pubblico compivano piroette nel seguire i movimenti aggraziati della bimba, che sembrava uscita da fontane seicentesche adornate di putti angelici.
La sua grazia non era solo nei movimenti del corpo, ma anche in quella delle sue sottili corde vocali, che le regalavano ad ogni emissione di suono, una voce delicata e soave, che riscaldava gli animi intorpiditi del pubblico certamente ristorato da quella dolce presenza.
Come tutte le favole e le fiabe ascoltate
In tutte la bella, la strega, e le fate,
La mela, il coniglio, la zucca, le briciole di pane
Il procione, la lampada, ed il cane.
Che dire poi delle bacchette, dei vestiti e dei castelli,
dove fanciulle stanche vengono tratte in salvo
da principi coraggiosi, impavidi e belli.
Come tutte le favole e le fiabe ascoltate
Pure questa signori ha un inizio, un mezzo e una fine
che servono a voi per essere più buoni, più giusti, più gentili
e guai a voi se ve ne andrete scontenti, o delusi
che qui la morale ha certo mille usi
e guai a voi se ve ne andrete urlando, gridando
che qui l’insegnamento vi sta bussando.
Come tutte le favole e le fiabe ascoltate…
C’ERA UNA VOLTA TANTO TEMPO FA…
PREMESSA
C’era una volta tanto tempo fa un villaggio in mezzo ad un bosco fittissimo, ma sempre illuminato dal sole estivo o dalla bianca neve invernale. Gli abitanti di questo piccolo villaggio erano molto molto grandi ma non incutevano timore, anzi, il loro costante sorriso e la loro bontà li facevano amare da tutti. Proprio per questo non avevano nemici, e non ne avrebbero mai avuti. Unica e sola tragedia in cui amaramente si crogiolavano era la nuda e cruda consapevolezza di diminuire sempre più. Da tanti e numerosi villaggi che erano stati tempo addietro, ora si trovavano riuniti tutti quanti in unico accampamento… Davanti a questa nuova realtà il loro capo villaggio aveva proclamato ufficiale la legge per cui ogni abitante si sarebbe riprocreato in maniera molto più intensiva e velocemente. Non c’era tempo da perdere! Gli scapoli e le nubili erano considerati traditori della patria; i figli dovevano essere svezzati più in fretta; tutto andava seguito in maniera precisa!
Ed è qua che si svolgerà la storia che andrò a raccontarvi.
Ah, dimenticavo: …IL VILLAGGIO IN QUESTIONE è UN VILLAGGIO PANDA.